sabato 10 gennaio 2015

14 - Regalbuto. Il Blog di Salvatore Bova.

 Regalbuto. Il Blog di Salvatore Bova. 14)

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    Salvatore Bova 14 dicembre alle ore 11.21
All'Avvocato Luigi Manoli - Catania.  Anzitutto buon giorno, Avvocato. Buona domenica a Lei e famiglia. Approfitto del gradimento da Lei espresso l’atro ieri -a proposito della mia breve assenza da Fb- per ringraziarLa, con immensa gratitudine, delle Sue ripetute espressioni di stima nei miei riguardi. La prego, non voglio essere “lungo” questa volta, di tenere sempre presente che la stima da Lei espressa è da me -e non solo e non tanto per debito di riconoscenza- più che ricambiata. Alla prima occasione avrò modo, in termini più appropriati ed esaurienti, di dimostrarLe che ciò è in relazione a sinceri sentimenti di stima che, a partire da oltre sessant’anni fa nei confronti di suo padre, Carmelo, continuano a vivere in me nei riguardi di tutta la famiglia Manoli e di Lei in modo particolare. E’ a Lei che dedico questa istantanea scattata ad inizio di questo scritto, e che ritroverà subito dopo come mia immagine del profilo.
LUIGI MANOLI - Adesso mi ha messo curiosità e spero d'incontrarla durante questo Natale se avrò modo d'essere a Regalbuto ( sperando che anche Lei sia in loco). Grazie per la dedica e per le parole che ha voluto spendere per me e per la mia famiglia, e mi auguro di vederla sempre in buona salute, con la vivacità di spirito che invidiabilmente conserva e con questo sintomatico aspetto giovanile. Buona domenica Turi Bova.
SALVATORE BOVA - Grazie ancora, Avvocato, per il cortese riscontro e la gradita espressione di cordialità con cui ha voluto chiudere il riscontro stesso. Mi spiace solo dirLe che gli esami a cui si sta sottoponendo mia moglie, qui nel Milanese, si protrarranno fino al giorno 29. Il rientro a Regalbuto è già previsto per il prossimo 2 gennaio. Arriveremo all'aeroporto di Catania, con l'aereo proveniente da Malpensa, alle ore 15.10. Intanto, se Le sta bene, potremmo incontrarci lì, all'aeroporto, tenuto conto che proseguiremo per Regalbuto alle 17,30, Mi sarà così possibile presentarLe mia moglie e offrirLe, se lo accetta, anche un rinfresco. In attesa ricambio, caro Avvocato, un buon fine di giornata e……, speriamo, un cordiale arrivederci.

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SALVATORE BOVA  - 20 dicembre alle ore 8.59
Certo, l’auspicio vale per chi se lo può permettere e chi è in condizione di poterselo godere, ma io AUGURO A TUTTI BUONE FESTE E UN FELICE E SERENO ANNO NUOVO.
Piace a tantissime persone dei diversi gruppi che hanno pubblicato il Post e fra queste (da Regalbuto sei sempre…..):
ANGELA PLUMARI -  Auguri anche a lei e famiglia, con l'auspicio di un sereno 2015 come il nostro cielo di stamani a Regalbuto: è colorato, abbiamo un azzurro che ci sovrasta; per lei colorato dagli affetti dei suoi cari.
SALVATORE BOVA  -  Signora Plumari, intanto grazie, ma ha letto il mio messaggio sulla pagina del suo diario?
ANGELA PLUMARI -  Si , Sig.Bova,Grazie, un gradito regalo di Natale.Le scriverò.Ieri alle 18.09 ·



Angela Plumari
SALVATORE BOVA -  Ieri (20 dicembre 2014) alle 20.37
SI POTEVA ESSERE “CONTROCORRENTE”, SI ERA POVERI, MA C’ERA MOLTA PIU’ DIGNITA’ (Questo scritto -che, in materia, sarà, probabilmente il mio “ultimo”- verrà proposto ai vari Gruppi di Fb che fanno capo a Regalbuto).
Cara Signora Angela, Le debbo anzitutto delle scuse anche se il fatto è successo per circostanze per me, e lo dico con un certo orgoglio, gratificanti. Se non avessi oggi deciso di riscontrare -col presente messaggio personale- quanto da Lei postato in merito agli auguri per le prossime festività, non avrei avuto occasione -chissà fino a quando- di leggere quanto da Lei scritto in questa paginetta di Facebook esattamente un mese fa, in occasione del compimento del mio 90° compleanno (tanti, vero?….e lo sono anche per me, mi creda!) A mia scusante debbo dire -e spero Lei l’abbia letto- che in quell’occasione, avendo ricevuto diverse centinaia di auguri, mi era impossibile -o quasi- rispondere e ringraziare tutti, singolarmente. Ovviamente non mi venne nemmeno l’idea ; ma, d’altronde, come potevo guardare centinaia di messaggi personali? e alla ricerca di che, poi? Oggi, quindi, ho avuto questa opportunità e alle scuse debbo aggiungere un mio sincero ringraziamento: mi ha ricordato Suo papà, Carmelo, di cui ero grandissimo amico e che stimavo moltissimo per la sua serietà e rettitudine, sia come uomo che come compagno, anche se non dello stesso partito, oltre che come Consigliere che, ci tengo a precisarlo (del resto ciò avveniva con normalità in “quel periodo”!): non abusò mai -né tentò mai di farlo- della sua carica elettiva. Veramente, cara Signora Plumari,….come sono cambiati i tempi! E sono talmente cambiati che mi è venuta voglia, se Lei me lo consente, anche per rendere omaggio a tutti quelli -come suo papà- che a quei tempi difficilmente cercavano di trarre vantaggi particolari dalle cariche elettive ricoperte, più o meno importanti, di pubblicare, sia la presente mia risposta che il Suo messaggio di un mese, fa sulle pagine dei nostri Gruppi numericamente più rappresentativi su Facebook. Per quanto riguarda la “bambola” a cui Lei fa riferimento mi pare opportuno precisare che tali “iniziative” rientravano nella normalità dell’epoca, della nostra epoca: si trattava -poca cosa, è vero- della Strenna Natalizia che si svolgeva il 23 di dicembre, e coinvolgeva circa il quaranta per cento della popolazione regalbutese: il caso Suo, quindi, non era una eccezione, né, tanto meno, una “gentile” e interessata concessione!
ED ECCO LA LETTERA DELLA SIGNORA ANGELA PLUMARI del 20 nov. 2014 - 9.29.57
Buon giorno Sig. Bova. Oggi è il suo compleanno e mi sono permessa, e spero di non disturbarla, di farle gli auguri. Mi ricordo di lei io piccola, mio padre Plumari Carmelo era iscritto ad un partito, PSIUP, e parlava di lei, oggi avrebbe 93 anni, analfabeta per necessità solo due mesi della prima elementare, ma intelligente e saggio.Ha fatto anche il consigliere comunale, ma non ricordo se con lei. Ritorno al mio ricordo da bambina; lei per me era il SINDACO dell'acqua , quando nelle vie si faceva fatica e confusione per prendere un secchio d'acqua dalla cisterna col furgoncino, è qui il miracolo.Un'altro ricordo e spero di non sbagliarmi, era il giorno della befana , i regali ai bambini poveri, io un pò mi vergognavo, ma ero contenta di ricevere una bambola più alta di me, l'unico forse mio giocattolo.Con questi ricordi la saluto e le auguro un buon compleanno e serena giornata con sua moglie e i suoi cari affetti.




GAETANO SCHINOCCA -  Auguri Signor Bova O letto e mi a fatto molto piacere farlo. Sempre garbato e gentile. I migliori Auguri di un sereno Natale e Felice Anno NUOVO.
CONCETTA CETTINA ANZALONE - Anche io ho letto con piacere quanto sopra scritto e devo dire che i suoi modi di esporre gli avvenimenti mi colpiscono sempre, perchè li trovo molto rispettosi e gentili. Buona serata.
VITA MASCALI -  Bellissima lettera sig Bova, ho anchio tanti ricordi di quei tempi ho ricevuto anchio la bambola la mia era bionda, non ricordo quale anno era, ma io avro avuto forse 5 o 6 anni quindi sara stato I'll 74 o75 erano gli anni poveri si ma ricchi in tante altre cose. Io non mi consideravo povera non sapevo ancora cosa significasse, ho tanta nostalgia di quei tempi. Finisco con tanti auguri a tutti a lei e famiglia e a tutti del gruppo.
VITTORIO ANGELO LONGO - Auguroni carissimo sindaco, auguri alla persona che pur essendo anagraficamente avanti... continua ad essere un giovane che crede nei giovani... a cominciare da quella fiducia che ripose, nel 1995, a tre giovani tecnici...di belle speranze, tra cui il sottoscritto, che, in barba ai miscredenti, dopo oltre trent'anni di attesa, hanno consegnato ai cittadini regalbutesi l'importante strumento urbanistico comunale (P.R.G.) ora in bella mostra sul sito web del comune. Auguri ancora
SALVATORE BOVA -  Certo, carissimo Ingegnere, se non ci fosse stata la vostra opera ……..
Scusatemi tutti, accusatemi anche di megalomania, ma debbo dire che, per quanto mi riguarda, non potevo chiudere il 2014, forse l’ultimo della mia esistenza -certamente, politicamente parlando- meglio di così. Grazie a tutti e ancora i migliori auguri a tutti.- 21 dicembre 2014 orec12.08 -

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Ed ecco, per finire - almeno per il momento, quanto da me rimesso al Sindaco, Ciccio Bivona, in forma riservata - per atto di cortesia, ma da non restare tale, al suo recapito personale di posta elettronica:

 Ill.mo Sig. Sindaco del Comune di
                                                                                  R E G A L B U T O

OGGETTO: Richiesta di modifica di assegnazione di suolo cimiteriale.

     Tanti anni fa, alla fine del mio terzo mandato di Sindaco in questo Comune, feci richiesta di suolo cimiteriale, per la costruzione di una tomba -a terra- (la cosiddetta “propania”).
       Non pensavo, allora, di poter durare tanto, comunque da superare i 90 anni; cosa che, invece, è avvenuta lo scorso 20 novembre. Poiché, dalla data della mia richiesta ad oggi, nessun riscontro mi è pervenuto -evidentemente a causa della solita “penuria” di suolo disponibile- e tenuto conto che, ormai, nessuno -o quasi- dei miei coetanei -i veri amici del tempo- ne avrebbe a meravigliarsi, perché, ormai, da più o meno tempo è deceduto, La prego di non tenere più conto di quella mia richiesta e modificarla semmai nel senso che, quando sarà,  la mia sepoltura avvenga -a mie spese e da qualunque parte la mia salma possa provenire- nella nuda terra del cimitero di Regalbuto, senza alcuna croce e -al massimo- contraddistinta dal mio nome e cognome, oltre che -se previsto- dal numero assegnato alla sepoltura.
     La ringrazio per l’attenzione e Le porgo i più distinti saluti.
Regalbuto, 9 gennaio 2015
                                                                                                              Bova Salvatore

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SALVATORE MURATORE  -  15 h  (14 gennaio 2015 ore17 circa) - Sei di Regalbuto se….

Parco Tematico di Regalbuto:
Facciamo sapere ai Regalbutesi emigrati, cosa stava per accadere a Regalbuto un po di anni fa!!!!!:
Regalbuto. “E’ stata finalmente messa la parola fine alla telenovela parco tematico con una importante variante a favore dei cittadini ed infine approvata dal consiglio comunale che riporta ad area a verde agricolo tutti i terreni del parco tematico con la consapevolezza che chi domani volesse investire a Regalbuto troverà in questa amministrazione e nel consiglio comunale sempre le porte aperte, ma con investimenti reali, concreti e duraturi”. Con questa dichiarazione il sindaco di Regalbuto, ha chiuso definitivamente la vicenda del parco tematico di Regalbuto, che aveva suscitato tanto interesse perché, una volta realizzato, avrebbe cambiato notevolmente la realtà del centro Sicilia. Questo famoso “parco” che regalbutesi ed ennesi chiamano giustamente “pacco” avrebbe dovuto vedere la sua realizzazione entro il 2009, invece tutto è finito nel nulla a causa delle lentezza della burocrazia siciliana ed anche qualche ostacolo voluto per evitare che la provincia di Enna diventasse punto di riferimento del turismo siciliano. Il progetto, per cui erano già stati stanziati 600 milioni di euro, doveva sorgere nei terreni vicino al lago Pozzillo su una superficie 300 ettari. Erano stati previsti dei finanziamenti, addirittura 100 milioni di euro da parte dello Stato, e ne aveva dato la conferma il sottosegretario Gianfranco Miccicchè, la Regione Siciliana avrebbe dovuto versare 25 milioni , promessi ufficialmente dal presidente Totò Cuffaro , la restante parte veniva dalla società svizzera Atlantic Invest, che aveva deciso di fare questo investimento nel centro della Sicilia. Tanti rappresentanti del Governo Nazionale e regionale, cerimonia di pintumazione di alberi, benedizione del vescovo di Nicosia, tanti discorsi, tanti plastici mostrati del parco, un’opera magnifica. Addirittura si firmò a Roma l’Accordi di Programma Quadro con il vice ministro D’Antoni ed il responsabile della società svizzera, tutto andava bene. Il sindaco del tempo, Nunzio Scornavacche si fece in quattro per portare avanti questa opera, ma i ritardi della Regione, specie nelle autorizzazioni e nelle concessioni da parte della Regione convinsero la società svizzera a ritirarsi, nonostante i tanti soldi impegnati nel pagare la “caparra” per l’acquisto dei terreni. Il progetto prevedeva “Due alberghi (a 3 e 4 stelle) capaci di ospitare circa 2.600 persone; un campo da golf a ventisette buche, ristoranti, discoteche, parcheggi, un centro di produzione televisiva, un eliporto, canali, porti, il rifacimento di paesaggi esotici e quattro zone tematiche che parlavano dell’antica Roma, delle bellezze d’Italia, della storia del West. Fra le attrazioni del parco un Etna di cemento attraversata da un treno, gondole che si muoveranno verso una finta piazza S. Marco, il Colosseo, il Campidoglio, la Torre di Pisa, piazza della Signoria, il circuito di Monza, il Palazzo dei Normanni di Palermo, il corso principale di Taormina, le Piramidi, la torre Eifel, una città del far West, un angolo della Louisiana e un villaggio svizzero.”Poi parcheggi per 3500 auto e 400 pullman, una strada che collegava direttamente l’autostrada con il parco tematico. Si prevedeva,una volta completato , lavoro per circa 1500 persone e l’arrivo di visitatori per circa 2 milioni l’anno. La società svizzera aveva incominciato a pagare gli agricoltori, che dovevano cedere i terreni, erano stati sottoscritti tutti gli impegni per avere la disponibilità dei terreni. In questa operazione la società svizzera ha sborsato circa 10 milioni di euro, ma alla fine ha dovuto arrendersi davanti a tanti muri che la burocrazia metteva e poi a rinunziare definitivamente.
Piace a Daniela Catania, Maria Rosa, Giuseppe Rapisarda e altri 18.
VITA SACCONE -  eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee, meglio fare nel centro della Sicila e nella provincia piu' povera un bel paese finto che vende roba firmata!!!!!!!!!!!!!15 h · Mi piace
MARIA GRAZIA LA BRUNA - Il progetto era irrealizzabile dall'inizio e questo lo sapevamo già tutti (o quasi) per tantissimi motivi (strade,acqua nel lago e un milione di tante altre cose): Sono felice che non si sia aggiunto altro danno oltre quello della mera illusione di arr...Altro...14 h · Mi piace · 2
GIUSEPPE L'EPISCOPO - dieci milioni di euro mi sembrano assai,per quali costi?14 h · Mi piace · 2
MARIA GRAZIA LA BRUNA - E te lo chiedi ?14 h · Mi piace
VITO CARDACI CARRINO - Vedo che siete proprio in tanti a Regalbuto a non aver visto L'Albero di Giuda...14 h · Mi piace · 3
VITTORIA LEANZA -  sono felice anch'io che nn sia stato fatto niente , per un semplice motivo : i regalbutesi x la sola illusione che tutto ciò sarebbe stato realizzato ( parco tematico ) hanno deciso che tutto doveva costare + caro a partire dagli immobili come case, ca...Altro...13 h · Mi piace · 1
VITO CARDACI CARRINO -  Veramente a Regalbuto tutto costa di più senza nemmeno l'illusione del parco... e le case sono rimaste invendute: uno perché la maggior parte degli immobili sono da buttare a terra e ricostruire...; due perché si continuano a chiedere cifre, ancora adesso, da capogiro.13 h · Mi piace · 4
VITTORIA LEANZA - caro Vito Cardaci Carrino, case ke io ho visitato circa 10 anni fà ancora integre e mi kiedevano cifre da capogiro , dicendomi : " i prezzi ora sono questi, ci stanno facendi il parco " ... oggi sono da buttare giu' ! e le stesse case oggi kiedono molto di meno e ne ho prova . credimi ci sono passata io !!!13 h · Mi piace
VITO CARDACI CARRINO -  Si, il mercato era "drogato" per l'avidità della gente. Ma non è stata quella la causa del fallimento e non è stato un buon affare perdere quel treno... anche perché non ne sono passati altri e mai ne passeranno. "Questo parco in Sicilia dava fastidio, ai parchi del nord e forse a chi aveva pensato di investire in Sicilia, sia politicamente che economicamente in altro modo" (Cit. Vito Venticinque) estratto da L'Albero di Giuda. E' sotto gli occhi di tutti che hanno preferito inflazionare Catania con una marea di centri commerciali e lasciato al buio la provincia di Enna. In tutto questo, la classe dirigente provinciale dell'epoca non ha avuto le palle di battersi e farsi valere, complice una cittadinanza assente e scettica come sempre... assumiamoci le responsabilità personali dei fallimenti...13 h · Non mi piace più · 3
VITTORIA LEANZA -  su questo sono d'accordo cn te .... noi e parlo di tutti i regalbutesi apriamo bocca solo a sproposito e mai x giuste cause ...13 h · Non mi piace più · 1
FRANCESCO LA BRUNA - Progetto assolutamente campato in aria privo di qualunque studio sia tecnico che economico serio e fondato; trascinato nel tempo solo per drenare soldi pubblici e portare al successo alcune campagne elettorali. Il resto è solo fuffa!!5 h ·
SALVATORE BOVA -  Il mio giudizio -pur non essendo, all'epoca, presente a Regalbuto. ma per quanto ho sentito dire e dalle impressioni ricevute-sono convinto -non me ne voglia l'amico Muratore, che stimo- che, con quanto dallo stesso scritto sopra, mi sembra abbia voluto stendere un velo pietoso su qualcosa che -come ho detto in altra, appropriata occasione, puzza di marcio da considerevole distanza, specie in relazione ai protagonisti "in causa" all'epoca del "fattaccio", diciamo almeno ad un certo livello di responsabilità istituzionale - !
VITA SACCONE - Io ripeto non sono informatissima una cosa è certa le volontà politiche determinano tutto ed e un esempio il Sicilia fashion village o outlet di dittaino e centri commerciali vari del catanese ma sappiamo tutti che la politica deve fare anche l'interesse della mafia e dunque a parte tutti problemi progettuali e speculativi senza i sopracitati interessi no Martini no party.
MARIA GRAZIA LA BRUNA - E non solo inquinato da sostanze chimiche,pensiamo alle "famose" alghe rosse (cancerogene),le autorità invece di una bonifica, si limitano a mettere cartelli con vari divieti ( non pescare,non toccare,non respirare ) per scrollarsi ogni eventuale responsabilità! Ridiamo??!!16 gennaio alle ore 19.19 · Mi piace · 1
VITA SACCONE - ma signori sull'inquinamento del lago ci sarebbero tante cose da chiarire come per esempio da cosa è inquinato, chi sversa sostanze chimiche e da dove? Non è che forse ci sono responsabilita' che vanno oltre i cittadini e le amministrazioni locali e bisognerebbe anche interessare tutti i comuni che sversano le acque fognarie nei fiumi o ruscelli che poi entrano nel lago? E la societa' che gestisce l'acqua? Non ha forse qualche responsabilita' nel controllo delle acque sporche ? Detto questo, la cornice naturale che c'è intorno, per tornare all'argomento principale del post, non avrebbe avuto nulla da invidiare ad altri luoghi dove sono state realizzate opere simili!16 gennaio alle ore 22.34 · Mi piace

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SALVATORE BOVA - 16 gennaio alle ore 22.53 · Modificato
A PROPOSITO DI “UNIKUORE” di Gaetano Amoruso….E A PROPOSITO DI DIRITTO ALLO STUDIO.
Sono da poco rientrato dall’incontro avvenuto stasera nella sede del Circolo di Ciccio Marraro e ho iniziato a leggere il volume, cominciando dalla dedica dello stesso Amoruso, che ringrazio, e, via via, le pagine successive. Alla fine della prefazione -di Salvo Andò- mi sono fermato, esattamente al punto: <<<SE LA CORE NON FOSSE ESISTITA NEL TERRITORIO IN CUI VIVE E LAVORA, CERTAMENTE GAETANO NON AVREBBE POTUTO STUDIARE E LAVORARE INSIEME; SOPRATTUTTONON AVREBBE POTUTO VIA VIA DIVENTARE UNO STUDENTE UNIVERSITARO “NORMALE”, CHE FREQUENTA LE LEZIONI, DA’ GLI ESAMI E ARRIVA NEI TEMPI PREVISTI ALLA LAURA. Salvo >>>. Per questa sera qui mi fermo perché, a prescindere dal valore e intrinseco interesse letterario del volume stesso, che in seguito cercherò di “gustarmelo”, intendo porre a chi eventualmente mi legge una ben precisa domanda: CHE NE PENSATE DEL “VERO” DIRITTO ALLO STUDIO PER TUTTI? Io, da dichiarato “autodidatta” per necessità, scrissi qualche mese fa, presuntuosamente, quanto potete leggere in ciò che segue:
Piace a Concetta Cettina Anzalone e Armando Zitelli.  (Sei di Regalbuto se….).
SALVATORE BOVA - Senza entrare nel merito del romanzo di Amoruso -che, già dall’inizio del suo racconto: sono appena a pagina 40 e ciò per gli ovvi e diversi impegni familiari, avvince e convince, per la sua originale esposizione di quanto racconta- mi corre l’obbligo di completare, almeno, il mio pensiero sul significato da dare al principio del “diritto allo studio”, almeno dal mio modesto punto di vista. E’ certamente interessante e positivo quanto succede all’interessato nel libro, cioè allo studente-lavoratore presso l’Unicuore di Enna: vi si conferma un vecchio concetto secondo cui se non è la montagna ad andare da Maometto dovrà essere Maometto che deve andare alla montagna! Ma, a parte l’ovvietà di tale giudizio, è giusto che in una società che vuole essere civile ed avanzata, che non tutti i suoi cittadini vengano messi nelle stesse condizioni d’apprendimento scolastico -a qualsiasi livello- senza creare ingiustizia e risentimenti, in quanto -l’apprendimento- è subordinato alle possibilità economiche o anche alle diverse valutazioni delle famiglie degli interessati? Io, ad esempio, avrei voluto continuare a studiare, ma la mia famiglia (cinque figli con un unico misero stipendio di umile operaio, sempre lontano dal suo luogo d‘origine) non ne ebbi la possibilità; eppure, penso, e ciò anche per i giudizi a suo tempo espressi dagli insegnanti, avevo più che sufficienti predisposizioni all’apprendimento! Non voglio qui discutere sulla dubbia correttezza legislativa -che, più che mettere i propri sudditi di apprendere, a seconda delle proprie attitudini e nelle sedi più adatte, si preoccupa ancora di più di creare nuove poltrone di “baronati”; crea, cioè, in modo poco organico, per giunta, simili scelte, che favoriranno, sì, qualche isolato, positivo caso (come quello in cui si ritrova il nostro “eroe” nel romanzo) ma, principalmente fa un grosso favore a chi è solo in cerca di “poltrone” e, ritengo, sostanziose remunerazioni, che sanno di prebende!17 gennaio alle ore 21.12 · Mi piace · 1 (Angela Plumari).
SALVATORE BOVA -  E' possibile avere anche dei pareri, comunque essi siano? Grazie.17 gennaio alle ore 22.15 · Mi piace
Piace a Gaetano Punzi, Maya Alessandri, Luisa Intraguglielmo e altri 6. (Regalbuto sei sempre….).
MARIA DEL CARMEN CATANIA  -  e molto belo...16 gennaio alle ore 23.43 · Mi piace
SALVATORE BOVA - Senza entrare nel merito del romanzo di Amoruso -che, già dall’inizio del suo racconto: sono appena a pagina 40 e ciò per gli ovvi e diversi impegni familiari, avvince e convince, per la sua originale esposizione di quanto racconta- mi corre l’obbligo di completare, almeno, il mio pensiero sul significato da dare al principio del “diritto allo studio”, almeno dal mio modesto punto di vista. E’ certamente interessante e positivo quanto succede all’interessato nel libro, cioè allo studente-lavoratore presso l’Unicuore di Enna: vi si conferma un vecchio concetto secondo cui se non è la montagna ad andare da Maometto dovrà essere Maometto che deve andare alla montagna! Ma, a parte l’ovvietà di tale giudizio, è giusto che in una società che vuole essere civile ed avanzata, che non tutti i suoi cittadini vengano messi nelle stesse condizioni d’apprendimento scolastico -a qualsiasi livello- senza creare ingiustizia e risentimenti, in quanto -l’apprendimento- è subordinato alle possibilità economiche o anche alle diverse valutazioni delle famiglie degli interessati? Io, ad esempio, avrei voluto continuare a studiare, ma la mia famiglia (cinque figli con un unico misero stipendio di umile operaio, sempre lontano dal suo luogo d‘origine) non ne ebbi la possibilità; eppure, penso, e ciò anche per i giudizi a suo tempo espressi dagli insegnanti, avevo più che sufficienti predisposizioni all’apprendimento! Non voglio qui discutere sulla dubbia correttezza legislativa -che, più che mettere i propri sudditi di apprendere, a seconda delle proprie attitudini e nelle sedi più adatte, si preoccupa ancora di più di creare nuove poltrone di “baronati”; crea, cioè, in modo poco organico, per giunta, simili scelte, che favoriranno, sì, qualche isolato, positivo caso (come quello in cui si ritrova il nostro “eroe” nel romanzo) ma, principalmente fa un grosso favore a chi è solo in cerca di “poltrone” e, ritengo, sostanziose remunerazioni, che sanno di prebende!17 gennaio alle ore 21.16 · Mi piace · 1
SANTA TODARO - Beh sign.Bova, a me sembra che ci siamo abituati a lamentarci di tutto e comunque ma in questo caso io non credo che possiamo lagnarci di un sistema scolastico che dà a tutti il diritto all'istruzione. Io ho 53 anni e quando finì la scuola media avevo desiderio di continuare gli studi ma a Regalbuto avevamo solo la ragioneria e mio padre non poté mandarmi neanche ad Agira ,dove c'era l'istituto magistrale a me più congeniale,perché il biglietto dell'autobus era a carico delle famiglie; oggi i comuni si fanno carico delle spese di trasporto, i ragazzi con reddito inferiore ad una certa cifra pagano molto meno di tasse universitarie rispetto a chi ha un reddito alto, hanno diritto agli alloggi per studenti quasi gratis , vanno alla mensa universitaria con pochi spiccioli e i più meritevoli hanno diritto alle borse di studio che gli consentono di vivere fuori sede senza pesare sulle famiglie,oltre a godere di altri privilegi ( mio nipote era sposato e aveva un figlio quando studiava all'università, gli hanno dato la possibilità di studiare lavorando nei laboratori di ingegneria con uno stipendio). I baronati riguardano gli insegnanti e non hanno nulla a che vedere con l'insegnamento e questo è un problema di tutte le università da nord a sud ( i miei figli studiano in centro Italia e la situazione non è diversa da Catania o Palermo) . A parte questo non mi sembra che l'Italia si debba criminalizzare in ogni suo settore, certo si può fare di più e si può fare meglio ma parlare dell'Università Kore di Enna come di un'isola felice a discapito di tutto il resto mi sembra un po' fazioso. Saluti con simpatia. Buona domenica!Ieri alle 11.12 · Modificato · Mi piace
SALVATORE BOVA - Non per volere essere insoddisfatto e “lamentoso” ad ogni costo, ma per pretendere da chi ci governa -o legifera, faccia Lei- e che in caso di bisogno -allorchè, ad esempio, la Patria ha bisogno dell’aiuto di tutti (i poveracci, in ogni caso)- ci mette in mano un fucile e, occorrendo, ci chiede anche la vita per difenferla “gratuitamente”, e ciò dovrebbe -dico “dovrebbe”- riguardare tutti i sudditi senza privilegi ed esoneri di sorta (se non per evidente incapacità fisica o psichica)- mi pare giusto e doveroso, per ciascuno di noi, pretendere che, nella distribuzione del cosiddetto reddito nazionale, tutti noi fossimo trattati allo stesso modo, senza distinzione di casta o di ricchezze di qualsiasi genere o, ancora di più, non privilegiando determinate zone del Paese a danno di altre, a maggior ragione se certe “differenze” non siano giustificate da evidenti, inconfutabili realtà: paesaggistiche, di difesa e roba del genere. Dico cose assurde, per di più basate su evidenti appetiti egoistici, o affermo -penso con dignità ed orgoglio- principi che dovrebbero essere sacrosanti per tutti, ma soprattutto per un buon padre di famiglia, perché ciò dovrebbe essere -un buon padre di famiglia- chi ci governa e legifera! Ha letto -io stò per finirlo- il libro a cui faccio riferimento, a proposito (ma non vorrei farne implicita -peraltro non necessaria- pubblicità) di Unicuore? Il protagonista di questo romanzo -la cui storia ci mostra, fra l’altro, le grandi preoccupazioni e gli immani sacrifici, anche se seguiti, poi d un’immancabile soddisfazione, per il risultato conseguito- ci racconta qualcosa che, sono convinto che l’amico Gaetano Amoruso se ne sia reso conto, nulla ha a che vedere col principio che io invoco col mio intervento: ILDIRITTO ALLO STUDIO PER TUTTI I CITTADINI -PER TUTTI I GRADI DI ISTRUZIONE- SENZA DISTINZIONE DI CETO SOCIALE O CONDIZIONI ECONOMICHE! Grazie comunque per il Suo apprezzabile intervento.Ieri alle 13.14 · Modificato · Mi piace · 1
ANGELA PLUMARI -  Parlo per la mia esperienza , di madre , che ha una figlia laureata.Meno male, perchè se doveva iniziare gli studi universitari adesso , sarebbe stato impossibile.Le tasse universitarie sono aumentate, le borse di studio ridotte, e gli alloggi universitari come le mense dimezzate. i prezzi dei libri alti, Il diritto allo studio è inesistente.Le facoltà sono a numero chiuso,tutto ciò a favore delle università private, e per chi ha i soldi, e non per il merito.La selezione avviene nel corso degli studi , se il metro è il merito, quindi perchè non dare a tutti la possibilità di iscriversi alla facoltà che desiderano? Non possiamo dire nulla, per l'ERSU, Ente Regionale Studi Universitari, ma gli affitti per un solo posto letto sono alti, i mezzi di trasporto anche, il vivere in città pure, il lavoro manca e in questo periodo storico il diritto allo studio è inesistente.I ragazzi volenterosi studiano su libri fotocopiati, dove il professore non vuole il suo libro.Mia figlia ha scelto una facoltà a suo tempo non a numero chiuso Ingeneria, in medicina era impossibile accedere perchè anche se a numero chiuso , i figli di primari erano favoriti. Non si tratta di lamentele, ma la realtà è questa , bisogna far parlare gli studenti universitari e le famiglie che non hanno reddito,i desideri rimangono tali.Anche se nel mio caso,il merito , è stato premiato, ma quanti adesso possono dirlo? L'università inoltre deve avere un contatto col lavoro,già dalle scuole superiori si deve pensare al lavoro ,è stato un sistema che ha fatto in modo che la cultura fosse penalizzata al massimo.Ieri alle 16.51Mi piace 1
ANGELA PLUMARI -  L'università Kore , è un'università privata, non l'isola che non c'è,non so le tasse a quanto ammontano ,ma qualche studente può farci un confronto fra le tasse di un'università pubblica e una privata, per non parlare della qualità dell'insegnamento?Ieri alle 16.57 · Mi piace · 1


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Salvatore Bova Ieri  (18 gennaio 2015) alle 8.26
PERCHE' NON SI PARLA PIU' DI UN CENTRO-RICOVERO PER GLI ANZIANI A REGALBUTO? Se fosse agibile un luogo decente e magari centrale, come potrebbe essere l' ex Collegio di Maria -chissà- anch' io e mia moglie, specie perchè ancora -sia pure con qualche difficoltà- autosufficienti, anche vendendo la casa dove abitiamo, vi potremmo trovare posto, o no?

                                                 




Piace a Mario Palazzo, Patrizia Liberto, Alessandra Cardaci e altri 13. (Sei di Regalbuto se….).
CONCETTA CETTINA ANZALONE - ottimo suggerimento sig. Bova.Ieri alle 12.29
ROSANGELA COSTANZO - Al suggerimento del Sig. Bova vorrei cautamente rispondere " Probabilmente un Centro-Ricovero per anziani non è molto remunerativo ed appetibile economicamente, quanto altri tipi di centri di Accoglienza che stanno ormai fiorendo nel nostro paese, ".....J'm sorry.. you are on delay", traduzione crudele ..mi scuso...sei arrivato in ritardo.".Ieri alle 18.57 ·
SALVATORE BOVA -  Non c'è bisogno di scusarsi, cara Dottoressa Costanzo, per esporre un simile punto di vista, peraltro anche "appropriato" ; a me basta ricordare che io sono sempre stato contrario alla creazione di un centro di ricovero per gli anziani in contrada Tre Vie; e non perchè la località sia "banale" o non "gradevole", ma per il semplice motivo che portare lì un centro per gli anziani significava, come ho già detto sopra, ....esiliare gli anziani! Per quanto concerne l'altro problema -che è, eccome!, di grande attualità un pò in tutta Italia- poichè non lo "vivo" perchè non lo conosco (ormai esco poco....e vedo e noto poco) non sono in grado di esprimere un giudizio nel merito. Posso solo dirLe che se fosse dipesa da me una simile decisione, avrei fatto di tutto per invertire due strutture: l'ASL (L' ex Cassa Mutua di Contrade Tre Vie) con i locali dell'ex Grazia (l' ex ramo femminile dell'Istituto S.Giuseppe) oggi, pare, a disposizione degli immigrati. Cordiali saluti a Lei e famiglia.
Piace a Gaetano Punzi, Maya Alessandri, Luisa Intraguglielmo e altri 23 (Regalbuto sei sempre …)
Piace a Matilde Milia, Mario Cardaci, Catherine Olszewski e altri 19
NINO ZAIA - Credo che gia esista ed e' nei locali della chiesa madre con un gruppo di bravi e seri volontariIeri alle 8.42
MARIO ROMANO - CiAo salvatore colgo loccasione per fare gi auguri di buon anno a te e moglie le ultime notizie che avevo sulla questione erano che si doveva tipo un referendum aregalbuto per decidere che destinazione dare all ex collegio buona domenica a tutto il gruppoIeri alle 9.25 Salvatore Bova - E' la prima volta che ne "sento" parlare. Guardi, Sig. Zaia, che io mi riferisco adi una vera struttura particolarmente attrezzata: adeguata cucina, refettorio. dormitorio, luogo d'incontro e di socializzazione tra gli ospiti, adeguati servizi igienici e di cura della persona e, all'occorrenza - come mi sembra ovvio, l'eventuale "ascensore, se i locai addetti non si trovano a piano terra, cosa peraltro poco probabile. Chiaro che in un locale così attrezzato "e funzionale" l'ospite -o chi per lui- debba pagare un certo "adeguato" compenso, o retta che dir si voglia. Per quanto mi riguarda ritengo di essere in grado di sostenere la spesa relativa ad una quota, per la seconda dovrei, quanto meno -ad integrazione delle mie possibilità- affittare o vendere l'abitazione in uso, chiaro?Ieri alle 9.46 ·
SANTA TODARO -  Infatti il centro diurno "Don Vito Mulone" non è niente di quello a cui lei si riferisce Sig. Bova, e' appunto un centro diurno ( aperto per altro solo il pomeriggio) che ha lo scopo di intrattenimento ludico e ricreativo. Per i suoi bisogni le consiglio di informarsi perché nelle vicinanze (Nissoria, Assoro) esistono dei centri per anziani.Ieri alle 9.43 ·
MARIA ANGELA SPAMPINATO - Io penso che i nostri cittadini debbono rimanere a regalbuto. inpegniamoci a fare delle strutture idonee per poter trascorrere la seconda giovinezza in serenita e soprattutto nel proprio comune.Ieri alle 10.33 · Mi piace · 4
GRAZIA LEANZA - Se ricordo bene tanti anni fa la struttura che si trova in zona Tribbi era destinata ad un ospizio poi abbandonataIeri alle 12.32 ·
SALVATORE BOVA - E, forse, meglio ch'è finita così. Se li immagina vecchiette e vecchietti relegati laggiù? Io ero e sono rimasto contrario; per me un ricovero lì collocato equivaleva ad un ....esilio per i vecchi!Ieri alle 13.19 ·
ANGELA PLUMARI -  Il Sig. Bova , vuole e credo ,di non sbagliarmi fare una proposta a favore degli anziani ed utilizzare una struttura che potrebbe essere utile a ciò, e gli anziani che alloggiassero nella struttura autosufficienti o no, potrebbero rimanere vicini a un territorio che conoscono non solo , chi ha i familiari potrebbe andare a trovarli o viceversa.Infatti non si può esiliare gli anziani , se possibile , nè a Regalbuto nè altrove.Si potrebbe creare lavoro e qualità di vita migliore.Ieri alle 16.13 ·
VITTORIA LEANZA -  nel nostro paese ci sono tante belle strutture e nel nostro centro storico, che a tutto servono anche a rimare chiusi .... ma non acreare qualsiasi cosa che possa tornare utile alla società !!!!!!!Ieri alle 22.14 ·
MARIA LICCIARDI-BACCARI - Speriamo di si buona fortuna e buona sera22 h · Mi piace
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MARIA ANGELA SPAMPINATO -  Giusto perche no? sono delle strutture necessarie 18 gennaio ore 10.29.-
                                                                        *****
Salvatore Bova   16 h · 25 gennaio 2015  
LIBORIO ERBA ha condiviso il post di Associazione culturale "I Vaneddi dell'Arte".____________________________________________________RICORDANDO L'OLOCAUSTO.
BAMBINI NEL VENTO
“per me è del tutto indifferente ammazzare 80 0 1000 persone”.
(Eric Muhsfeldt, aguzzino nazista.)
“Son morto che ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e adesso sono nel vento”.
(La canzone del bambino nel vento, Nomadi).
C’è un laghetto a Birkenau (ex lager nazista), dove si dice che a volte, nel vento che muove le ormai adulte betulle cresciute intorno a esso, si possono ascoltare, per i cuori più sensibili, dei canti dolcissimi di bambini. Delle nenie sottili e profonde, quasi piangenti.
Anni fa, in fondo pochi … pochi anni fa, a Birkenau, per estensione il secondo lager della follia nazista, c’era un piccolo bosco di betulle, con le loro brillati cortecce bianche, le loro delicate foglie che si muovevano ad ogni alito di vento. Erano ancora giovani quando facevano da corona a un piccolo laghetto, dove gli assassini di Hitler versavano le ceneri di piccole lune morte bambine. Piccole anime con la sola colpa, per la ferocia nazista, di essere ebree. Era uno degli inferni sulla terra, dove vennero uccisi, passati per i forni crematori, tantissimi bambini.
Il macabro luogo, ora è meta di pellegrinaggi, e le tranquille betulle, le silenziose acque del laghetto, gridano al Mondo, quando grida il vento, il ricordo, come terribile monito futuro, della barbarie perpetrata sui suoi simili, dalla bestia umana.
Intanto a volte, i bambini di Birkenau, cantano nel vento, quando le foglie delle delicate betulle … danzano leggere.
Lì … nel vento, dove si sono adagiate le loro piccole, innocenti … anime.
Liborio
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Piace a te, Angela Plumari, Teresa Destro, Anna Maria e altri 3.
TERESA DESTRO - buongiornoooooooo serena domenica
SALVATORE BOVA - Caro Liborio, la canzone -che io definisco "triste, doloroso lamento"- di cui hai riportato quei versi all'inizio- fa parte della mia collezione di vecchie canzoni -vecchie oggi, naturalmente- che io, insiemte a tante altre, ho memorizzato in tutti i miei computer. Raramente, ormai, le lancio in sottofondo, quando mi siedo al PC perchè -da un bel pò di tempo- preferisco, come penso facciamo, ormai appunto, un pò tutti, collegarmi ad una delle tanti disponibili emittenti sonore (e video) per seguire notiziari, informazioni, ecc. -insieme all'immancabile pubblicità!. Ma allorchè mi viene voglia di ascoltare le mie canzoni fra queste non manca mai quella da te citata sopra. E, a parte la tristezza ch'essa suscita -tristezza mista a istintivo rancore nei riguardi di quegli aguzzini e relativi "istigatori-padroni"- oltre al naturale, istintivo nodo alla gola, un lungo brivido di freddo mi percorre la schiena. Ritengo che ciò succeda a chiunque -indipendentemente da come ideologicamente la pensi- ascolti quella canzone -se canzone si può definire- dal titolo:AUSCHWITZ, dell’ Equipe 84. Mi sono permesso di approfittare di quest'occasione, nell' esporre questo mio pensiero, PER PRECISARE CHE ORMAI RARAMENTE E DIFFICILMENTE SI VEDONO SU FB MIEI INTERVENTI PIU' O MENO IMPEGNATI PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE QUALSIASI COSA IO PUBBLICHI - in merito- SU QUESTE PAGINE -SIA QUELLA CHE IO DEFINISCO PRINCIPALE, CHE IN QUELLE COSIDDETTE AUTONOME, DEI VARI GRUPPI- IMMEDIATAMENTE, O QUASI, QUESTI INTERVENTI SPARISCONO. Probanilmente chi gestisce le pagine in questione ha memorizzato e "sincronizzato" detto modo di fare col mio profili personale; pazienza; si vede che ai Padroni del Vapore -e a chi per loro conto si dà da fare- questo conviene -impunemente e senza che alcuna Autorità censoria osi intervenire! Cordialità._____________________________________           (Cliccare quì sotto)
MARIA ROSA - http://youtu.be/tQuNoLk7i6g io trovo la canzone bellissima sono andata ad ascoltarla non l'avevo mai sentita

LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO...
youtube.com
La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)
LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO...
LIBORIO ERBA - Non riesco mai a restare impassibile ascoltando questo brano.
SALVATORE BOVA - Mi permetto -spero col positivo giudizio di tutti- riportare, quì di seguito, l'ultimo mio commento scritto -in merito- in altra - pagina: """La versione di cui io disponngo (Nomadi o Equip 84?) - e per il modo com'è dolorosamenre sussurrata -come vede non dico cantata- mi mette il nodo alla glola! Vorrei -e se potessi lo farei- imporre a turtti, almeno per una volta, di ascoltarla e "attentamente" valutarla, indipendentemente, come dicevo, dalle proprie convinzioni ideologiche""".
VITO LANZA - questa bellissima poesia è stata composta d Francesco Guccini, ve la propongo in una sua versione del 1982 https://www.youtube.com/watch?v=krsp726YPAk     (Cliccare )
Francesco Guccini - Canzone del bambino nel vento (Auschwitz) (Live@RSI 1982)
iTunes Download: http://itunes.apple.com/it/album/con...
MARIA ROSA - direi bella ma Guccini è Guccini!!!!!
SALVATORE BOVA - D'accordo Vito e Maria Rosa, bellissima l'interpretazione di Guccini, non potrebbe essere diversamente. Ma, per quanto riguarda "chiarezza" delle parlole -per di più in un contesto melodico che riecsce, anche quello, a darti i brividi- la versione dei Nomadi (o del' Equip 84?) di cui ho il disco dell'epoca (chissà, però, se riesco a trovarlo!) riesce molto più comprensibile ed orecchiabile. Se lo trovo vediamo cosa riesco a fare, intesi? - 2 h · Mi piace · 2
MARIA ROSA - ok - 2 h · Mi piace

 
                                  (Cliccare qui sotto )
 Salvatore Bova Maria Rosa http://youtu.be/7CmTDdiCSYc
Equipe 84 - AuschwitzEquipe 84 - AuschwitzEquipe 84 - AUSCHWITZ (testo della canzone): Son morto ch'ero bambino, Son morto con altri cento,...youtube.com
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IL DOLCE-AMARO  RACCONTO  D’AMORE  DI  UN  CARNEVALE  DI 50FA A REGALBUTO
Preciso che mi limito ad esporre fatti e pensieri di un mio caro, fraterno amico, mio quasi coetaneo, ormai scomparso, che -per ovvi motivi- chiamerò Salvo, che vi racconterò così come avrebbe fatto lui, oggi, se fosse ancora in vita.

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      Sono appena passate le 23, io e mia moglie siamo già a letto, ma la musica, che accompagna il ballo in Piazza e nel Corso, normalmente fino a mezzanotte, è già finita? Probabilmente -penso- un acquazzone ne ha causato questa improvvisa e sgradita interruzione. Ed è con questa convinzione che, immaginando l’irritazione di quanti si stavano divertendo, ho preso sonno; e con me, penso, anche mia moglie, ch’è accovacciata al mio fianco. Per la precisione è sabato 31 gennaio del 2015.
E’ con questo pensiero che mi sono svegliato questa mattina, domenica, quindi: non erano ancora le 5, un po’ presto direi per le mie abitudini! La curiosità mi ha spinto ad aprire lo sportello della finestra, per rendermi conto di com’era il tempo e del perché di quella interruzione musicale di quella tarda serata. Le strade, che dalla finestra vedevo: quel piccolo tratto del corso e la scalinata di Via Grappa, erano quasi asciutte, il che lasciava intuire che, se acquazzone c’era stato quella notte, la pioggia aveva avuto breve durata. Sono tornato a letto, con la speranza di riprendere sonno. Niente da fare, non riesco a dormire e, come di solito capita in simili casi, mi metto a pensare.
E’ così che la mia mente và a quel lontano carnevale di mezzo secolo fa quando, un po’ tutti, messo alle spalle il veglione di fine d’anno -che poteva essere un veglione vero e proprio che si teneva nel salone municipale o in diversi altri locali pubblici e privati come il Cine-Teatro Urania,
Il Cinema Piemonte, La Terrazza, il Mapul- ogni fine settimana, cioè il sabato sera, di solito dopo le ore 21 o 22, ci si ritrovava, oltre che nei predetti locali pubblici e privati, anche, in tante altre case private -appositamente preparate dai padroni di casa- per ospitare amici e parenti, più o meno già “messi in conto”, oltre agli eventuali, altri “visitatori” occasionali, per i quali -di solito- la casa restava a loro disposizione per partecipare a qualche ballo fra di loro “visitatori” ed, eccezionalmente, con qualcuna o qualcuno degli ospiti fissi. Ciò fino a mezzanotte; oltre quell’ora era possibile spostarsi nei veglioni pubblici e privati.
E’ lì, nel veglione che si teneva nel salone comunale che, un sabato sera di quel lontano 1965, comincia questa storia, che vede protagonisti me -quarantenne, diciamo, anzi quasi quarantaduenne, anche se dimostravo parecchi anni di meno- e la giovanissima, vivace e attraente Nannarella. Dire come, nei minimi particolari, la storia ebbe inizio è cosa difficile ricordare e raccontare. Di certo avvenne, senza magari che ce ne rendessimo conto, che la simpatia , dell’uno verso l’altra e viceversa, ci spingeva a “ritrovarci” ogni volta, o quasi, attaccava il nuovo brano musicale, che gli orchestrali eseguivano. E fra un ballo e l’altro, fra un bicchierino e l’altro si chiacchierava del più e del meno. Ricordo, come fosse oggi, quando Lei mi stupì ponendomi la domanda, passando dal lei al tu, come del resto feci io, senza rendercene conto: secondo te, fra me e mia sorella Mariella, chi è la più grande? E io, senza esitazione, le risposi: tu, senza alcun dubbio; invece era il contrario! Seppi che, a Catania, stava per completare il ciclo della scuola superiore e ch’era intenzionata a proseguire con gli studi universitari. E poiché anch’io, saltuariamente per motivi di lavoro, spesso mi ritrovavo nel centro etneo, concordammo di rivederci lì, da buoni amici e senza particolari secondi fini.Qui sarebbe il caso di fare almeno una precisazione su cosa intendere per sentimento. Di sentimenti ce ne sono di diversa natura: buoni e cattivi, d’amore e di odio, di simpatia e antipatia, ecc. Fra i buoni sentimenti io metto, al primo posto quello dell’amore; ma parlando d’amore questo può essere di genere e d’origine diversi: l’amore per i genitori, per i figli, per i parenti più o meno intimi, ecc. Ma, indiscutibilmente quello ch’è diverso, non necessariamente e comunque più forte e migliore, da tutti gli altri, è l’amore per l’essere con cui l’individuo -sia esso maschio che femmina- intende, dico intende, o è meglio dire intenderebbe, passare tutta la vita e creare una nuova famiglia. Ed è da aggiungere che non tutti noi, esseri umani, esprimiamo allo stesso modo i vari sentimenti: c’è chi li esprime in modo più o meno “apparente” e c’è, invece, magari gli stessi sentimenti, per suo intimo carattere, non riesce ad esprimerli con la stessa evidenza o intensità. Il che, in taluni casi, può anche portare a conseguenze di vario genere. Io, che sposai l’attuale mia moglie spinto da un amore che certamente andava, come va, oltre il “normale” sentimento coniugale e che -per il mio intimo carattere estroverso- non facevo nulla per nasconderlo o minimizzarlo, non potevo sentirmi appagato e soddisfatto da manifestazioni contenute -potremmo anche dire controllate- che, in ogni caso -e ciò vale per tutti- possono indurre il partner a considerare tali manifestazioni, così contenute, causate da un limitato attaccamento affettivo e sentimentale. E, purtroppo, e mi ripeto: purtroppo, non esiste al mondo uno strumento adatto a misurare l’intensità dei vari sentimenti. Per questi, per i sentimenti quindi, vale solo l’apparenza; vale cioè quello che la persona, con i suoi gesti, col suo comportamento, riesce ad esprimere! E’ indubbio che ciascun essere umano, sia donna che uomo
-qualunque cosa egli dica- non è insensibile nel sentirsi oggetto di attenzioni di simpatia e di gradimento di vario genere, specie se queste “attenzioni“ provengono da persone che gli riescono simpatiche o attraenti, o entrambe le cose. E di questo ingranaggio di simpatia e attrazion reciproca restammo prigionieri sia io che l’attraente e giovane Nannarella. Lei, Nannarella, probabilmente perché attratta, oltre che dall’ingenua curiosità dovuta alla sua giovane età, dalla mia più matura e, ai suoi occhi ovviamente, gradevole presenza e portamento; io perché attratto e soggiogato, oltre che dall’attraente e giovane età -ben dieci anni meno della mia ancora molto giovane e bellissima moglie- perché affascinato e innamorato dal suo modo di manifestare i suoi sentimenti: senza limiti nelle effusioni e indifferente a qualsiasi, possibile conseguenza, per quanto riguarda manifestazioni d’affetto. Non che tutto questo avesse come conseguenza un fine -e nemmeno un minimo riflesso- di carattere sessuale, tutt’altro: ovunque guardasse, qualsiasi suo riferimento o confronto, per Nannarella, l’oggetto del confronto, l’unico oggetto vero, ero io. Alla guida della mia macchina ero spesso ostacolato -nella guida- dalle sue effusioni, dalle carezze e quasi soffocato dai suoi baci. Mi sentivo inebriato da tutto questo e, penso, anche Nannarella era più che soddisfatta di come io la consideravo e di come e di quanto io l’amassi. In pratica Nannarella esprimeva i suoi sentimenti nei miei confronti così come io facevo -e in buona misura continuo a fare anche oggi- nei riguardi di mia moglie, senza, però, esserne ricambiato da quest‘ultima. Lei, mia moglie, continua a sostenere che questo fa parte del suo carattere e del suo modo di fare; e io ci credo. Resta il fatto, comunque, che in campo amoroso, ritengo, il “piacere” che si prova nel ricevere attenzioni, baci e carezze dalla persona amata vale per entrambi i soggetti, o no? Questo spiegherebbe, in buona misura, il motivo e l’evolversi del rapporto fra me e Nannarella: rapporto che poi, in fondo, si basava principalmente a sporadiche escursioni -in macchina, naturalmente- nelle zone vicine a Catania, ove era possibile usare un juke-box per ascoltare musica e ballare e, possibilmente, gustare qualche gelato -specie se di quelli alla fragola!
                                                         

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Quel carnevale, che in effetti iniziò la notte del 31 dicembre del 1966, si protrasse fino al martedì grasso del ‘67. Per noi, cioè per me e Nannarella, la nostra storia d’amore continuava, anzi continuava a progredire e a raffozzarsi, anche perché, col finire del periodo carnevalesco, la frequenza scolastica di Nannarella a Catania -questo particolare l’ho appena accennato in precedenza- aumentò, così come aumentarono -in conseguenza- i nostri incontri e le occasioni per conoscerci in modo sempre più approfondito. E i mesi passavano e, col passare del tempo, aumentava il legame affettuoso che ci univa. Ma debbo a questo punto ricordare, purtroppo, mettendo da parte stupide ipocrisie, che tutte le festività, tutte le occasioni che determinavano il rientro a Regalbuto di Nannarella, rappresentavano, sia per me che per lei, motivo di tristezza e di sconforto. Immaginate, poi, il nostro stato d’animo all’approssimarsi, prima, della fine dell’anno scolastico, e poi alle varie festività estive, che si concludevano col Ferragosto! In questo periodo solo all’occasionale incontro, magari di sfuggita, potevamo sperare e speravamo! Quel nostro amore, che cresceva e si rafforzava col passare del tempo, riempiva la nostra mente e il nostro cuore, sia che fossimo insieme sia che ci trovassimo distanti l’uno dall’altro, ma il sapersi sempre e comunque idealmente vicini, riempiva -per intenderci- la nostra vita. Eravamo felici nel sapere che -idealmente- l’uno apparteneva all’altro e, di fatto, era come se fossimo la stessa persona: Non ci importava granché quello che, al di fuori di noi, succedeva. Perché questa è la verità: quando si ama davvero si vive dell’altra e per l’altra persona, il resto non conta. Si è egoisti, esageratamente egoisti, e dei sentimenti degli altri non ci si preoccupa, se non relativamente, per non dire affatto o quasi. Ma questa considerazione valeva -o doveva- valere per me; per me che avevo una moglie e delle figlie, le quali, di fatto, venivano private dell’affetto e delle attenzione del congiunto. E sotto questo punto di vista l’amore -sto parlando dell’amore come “sentimento”- vissuto, anche solo idealmente, ma intensamente, dalla coppia, è veramente crudele: rende, o può rendere, il soggetto interessato insensibile a tutte le altre considerazioni, alle altrui esigenze, alle altrui varie necessità della vita di tutti i giorni. Ciò, come ho detto, valeva, o doveva valere, per me e non per Nannarella, che, sostanzialmente, non sottraeva -specie sul piano sentimentale- niente a nessuno dei suoi cari, tranne, ovviamente, ma questo -egoisticamente parlando- non veniva preso in considerazione perché, al massimo, aveva a che fare soltanto col “principio” della fiducia che i suoi genitori riponevano sulla figlia! Ci amavamo e basta! Ci amavamo con la massima intensità, anche se questo amore -come già accennato- si basava essenzialmente -per non dire esclusivamente- sul sentimento. Non esistevano limiti di tempo a questo e per questo nostro amore, perché nemmeno ci ponevamo la domanda, e in modo particolare da parte mia, se e fino a quando questo “nostro grande amore” potesse durare. Si andava comunque avanti: la nostra storia continuava. Passata l’estate ricominciò. in quel mese di settembre del 1966, il nuovo anno scolastico e con esso si ripresentarono le solite, normali occasioni di incontri ed escursioni, sempre verso i vicini centri fuori Catania che potevano offrirci i luoghi da noi preferiti: Acireale -per goderci, magari dal muraglione che costeggia la Nazionale, la sottostante, bellissima veduta di Santa Maria La Scala, o, qualche volta, scendendo giù, giù fino ad arrivare al limitare del mare- Acicastello, Acitrezza, Giarre -non siamo mai andati oltre, da questa parte- i tanti, più o meno piccoli centri etnei o, dall’altra parte, verso Siracusa, senza mai arrivare oltre una certa distanza, mai comunque oltre Agnone o, verso Lentini, senza mai raggiungerla, fermandoci qui, nel solito locale, dove ascoltavamo la musica dal solito juke-box e concentrando la nostra preferenza sul cantante che più ci interessava: Adamo e le sue canzoni “sussurrate”, come l’indimenticabile “Lei”; sorbendo, come già detto, qualche gelato, preferibilmente alla fragola o, al limite, sorseggiando qualche bibita o un colorito aperitivo. Ma questa nostra appassionata, oltre che appassionante, storia d’amore aveva, purtroppo, le sue ombre: doveva -prima o poi- fare i conti con la realtà, cioè con le prospettive di sopravvivenza che essa aveva o poteva avere. Intanto si andava avanti e si approdava al successivo periodo carnevalesco del 1967, che, come ormai da tradizione, aveva inizio con i festeggiamenti del Capodanno e relativi veglioni, musica e balli in piazza della Repubblica. Fu già da qui che, per noi due, cominciò “il” nuovo anno d’amore e reciproche promesse; intanto con la nostra musica e le nostre canzoni, che trovavano spazio e mimetizzazione con tutte le altre, ma che noi sapevamo ben distinguere dalle tante che venivano trasmesse. Non starò qui a descrivere questo inizio d’anno che, come si può immaginare, ripeteva, per noi due, scene e copioni già in precedenza descritti, magari questa volta vissuti col vantaggio delle esperienze dell’anno appena trascorso. Dico quindi che, finito il carnevale, Nannarella smise di fare la spola fra Regalbuto e Catania e, in questa sua più comoda dimora cittadina - ove, fra l’altro, pur sapendo dov’era situata, non misi mai piede- potè, con più serenità e profitto, riprendere la sua ormai abituale vita di studentessa e dolce compagna, anche se -ovviamente, almeno fino a quei momenti- non “legittima”.



 -3-

Dei due, cioè fra me e Nannarella, quello che maggiormente avvertiva il cruccio di questa non “legittima” situazione, ero certamente io. Io, combattuto fra i due contrastanti stati d’animo -che, poi, rispecchiavano realtà più che evidenti- che in me albergavano: l’amore, certamente profondo per Nannarella, che spesse volte mi portava ad evidenti, se non proprio esagerate, apprensioni, per la costante paura di poterla perdere, a causa della sua giovanissima età, e il grave senso di colpa -in me sempre latente- in cui mi dibattevo, per la mia anormale situazione familiare, di giorno in giorno sempre più difficile. Fra l’altro non me la sentivo -sia sul piano etico che su quello pratico- di mantenere -e, poi, fino a quando e perché?- quella anomale situazione! E quando esternavo queste mie paure e preoccupazioni, era Lei, Nannarella, ad incoraggiarmi, ad infondermi fiducia in lei e nel suo amore, che mai, per colpa sua, sarebbe cessato; E quando questo argomento veniva in discussione, ancora di più, in me, si materializzava -visivamente parlando- il dolce, semplice e accattivante volto di una ancor giovane Orietta Berti a cui Lei, Nannarella, tanto somigliava. E poiché, come si dice a Regalbuto: “Amuri, biddizzi e dinari su’ tri cosi ca nun si ponnu ammucciari”, ma non solo per questo, ma per tutta una serie di motivi che sarebbe troppo lungo e impegnativo elencare. mi sembra evidente che in casa mia -e in modo particolare agli occhi di mia moglie- certi miei atteggiamenti e modi di fare, non potevano passare inosservati e senza destare sospetti e preoccupazioni e creare -direi giustificati- stati di “allarme”, per la tranquillità familiare, Da qui -ovviamente- gli immaginabili e conseguenti dissapori coniugali, con scambi di colpe, che io definisco d’origine, che, inutile dire anche questo, vicendevolmente ci scambiavano. Comunque, i fatti che seguiranno daranno le giuste valutazioni e i giusti limiti alle diverse interpretazioni. Premesso che il mio matrimonio, quasi quindici anni prima, fu, certamente da parte mia, frutto di un folgorante innamoramento -ricambiato certamente, ma non so in che misura- dalla mia giovanissima moglie, mi preme, in merito, ritornare su un concetto già in precedenza accennato: quello che riguarda il “carattere” di ciascuno di noi e i diversi modi di manifestarlo. Ci sono tanti modi di esternare pensieri e sentimenti; e fra i diversi modi, il mio -debbo dire purtroppo?- ritengo, invece, sia da annoverare fra quelli più pregevoli e da apprezzare. Certo, posso anche sbagliare -per difetto o esagerazione- nel fare ciò, ma dimmi, carissimo amico, ci costa qualcosa essere cortesi e cordiali invece di essere burberi e altezzosi? Ritengo di no, così come ritengo il nostro prossimo -indipendentemente dal sesso e dall’età, escludendo i piccoli e chi non è in condizione di intendere e del volere- ben disposto ad essere trattato e considerato con cordialità e cortesia.
Quell’inizio del secondo anno, ormai inoltrato, finito il Carnevale, ci permise di riprendere il nostro tran-tran di frequentazioni, appassionate discussioni, spostamenti alla scoperta di eventuali nuovi luoghi, degni della nostra attenzione e delle nostre soste contemplative, spesse volte meritevoli di essere immortalate; comunque, “immortali” restavano nei nostri cuori, s’è vero che così spesso e con tanto calore ed entusiasmo li ricordavamo. Ma, col passare delle settimane, si avvicinava il tempo della fine dell’anno scolastico e l’inizio, per noi, di quel periodo di forzato distacco, intercalato da qualche occasionale e fugace incontro nelle strade del paese, incontro che, il più delle volte, era costituito da semplici, anche se eloquenti, sguardi carichi di desideri e di voglia comunicativa, con grande  amarezza repressi. Magari questi particolari qualcuno li notava e, a modo suo, li considerava e li commentava. Il fatto è che, alla fine di quella estate de ‘67, e quindi poco prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, a casa mia, con mia moglie, si arrivò alla cosiddetta resa dei conti: manifestai la volontà di porre fine al nostro rapporto matrimoniale, perché intendevo passare il resto della mia vita con Nannarella, che mia moglie -più che altro di vista- già conosceva. Ricordo che a quel triste spettacolo assistette una nostra amica di famiglia -fra l’altro parente, anche se non intima- di Nannarella.
All’inizio del nuovo anno scolastico, già al primo giorno, m’incontrai con Nannarella, ma non ebbi il modo di renderla partecipe della decisione alla quale ero pervenuto con mia moglie: appena la vidi, nel corrermi incontro, notai -non potevo fare diversamente, tanto erano evidenti- i due ginocchi di Mannarella vistosamente escoriati. Naturalmente rimasi stupito, più che preoccupato, e prima ancora di salutarci mi venne spontaneo chiederle cos’era successo -sono arrivata a terra, a faccia in giù, mi rispose; -ma com’è stato possibile?, chiesi io, e lei -sono caduta perché mio cugino mi rincorreva!


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Quello fu il giorno, per giunta il primo dopo una lunga “astinenza“, che restammo insieme “solo” per pochi minuti: il tempo appena sufficiente per farle notare che le mie paure, che in precedenza avevo più volte paventato, quale conseguenza della sua giovane età, mi davano conferma che le le mie paure -o preoccupazioni, come le vogliano definire- non erano infondate; per cui concludevo dicendole, sia pure con un grosso nodo alla gola, che per il bene di tutti, e di lei in primo luogo, la nostra relazione lì finiva. La salutai con un semplice “ciao” (col pianto in gola: non mi sentivo, né potevo, dire di più) ingranai la marcia e mi allontanai. Era un tardo pomeriggio di quel settembre del 1967. I miei erano a Catania -dimenticavo di dire che avevamo una doppia abitazione, come quasi tutti a Regalbuto: una in paese e l’altra, appunto, a Catania.
Il mio cuore così gonfio e addolorato mi faceva avvertire l’impellente bisogno di fare qualcosa perché quell’insopportabile stato di grande sofferenza, che mi stringeva la gola e mi attanagliava lo stomaco avesse fine. Un gesto estremo e definitivo era quello a cui l’istinto mi spingeva a mettere in atto, anche perché avevo -ormai da tempo- a portata di mano la doppietta, regolarmente dichiarata e sempre carica; ma nel contempo mi chiedevo: a parte il giudizio altamente negativo che ho sempre esternato per gesti del genere, quali saranno le conseguenze sulla famiglia e in modo particolare per le mie figlie? Intanto si era fatto buio e io mi fermai in uno dei tanti bar del Viale Mario Rarapisarda -non ricordo quale- non solo per rilassarmi e riflettere, ma perché avvertivo il bisogno di mettere un certo ordine alle mie idee, sempre che ciò mi fosse riuscito possibile. Ordinai -io che non ho mai gradito una simile “bevanda”, un whisky e un bicchiere d’acqua e andai a sedermi in un poltroncina che si trovava poco distante dal bancone che, da sola, faceva compagnia ad uno striminzito tavolinetto a tre piedi, uno dei quali mancava del piedino di gomma -cosa della quale mi resi conto il momento in cui vi posarono quanto da me ordinato. Vorrei ricordare che anche la mia famiglia, come tante famiglie di regalbutesi, aveva casa sia a Regalbuto che a Catania e che da qualche giorno era nel centro etneo che abitava. Io, dopo quello ch’era successo nel pomeriggio, avevo già deciso di passare quella notte a Regalbuto. Ero pervenuto a questa decisione quando mi portarono il whisky, che cominciai a sorseggiare senza tanto entusiasmo e continuando a riflettere; non solo su quello ch’era avvenuto quel pomeriggio, ma -forse ancora di più e con infinita tristezza e profonda amarezza, al passato. E’ pensando alla felicità vissuta con Nannarella in quasi due anni d’amore -fatto di tenerezza, di moine, di baci,di tanti baci dati o ricevuti con infinita tenerezza, appunto- che, piano piano, avevo finito il mio whisky, senza rendermene conto. A richiamarmi alla realtà -relativamente, però, perché il non essere abituato a bere cominciò a provocare un certo senso di “leggerezza” mentale, che anziché allarmarmi mi spinse a considerare la possibilità di dare una soluzione diversa, ma a me certamente più congeniale, alla volontà di dare soluzione definitiva a ciò che mi tormentava. Sapevo, ero convinto, che senza di Lei, senza Nannarella, continuare a vivere per me non aveva senso. Se quell’effetto “leggerezza” che il solo whisky provocò in me -che ero quasi del tutto astemio- l’avessi aumentato aggiungendo l’effetto di una o più compresse di barbiturici? L’idea mi convinse. Mi alzai, pagai la consumazione ed uscii. Salii in macchina e mi aggiunsi alle poche macchine che risalivano il Viale. Mi resi conto che dovevo uscire dall’abitato di Catania quanto prima era possibile, perché cominciavo ad avvertire gli effetti dell’alcool, anche se ne avevo ingerito una piccola quantità. Meno male che ero già abbastanza “in alto” e prossimo ad immettermi sulla 121; cosa che avvenne da lì a poco, almeno così mi sembra di ricordare. Ormai era tardi e, man mano che andavo avanti, incontravo sempre meno traffico. Fino a quando di traffico non ne incontrai più, o quasi, tranne qualche eccezione; solo allora ingerii la prima compressa di “roipnol”. E gli effetti cominciarono a farsi sentire, ma non mi sembrava fossero sufficienti a lenire l’amarezza e lo sconforto che sembrava mi soffocassero, e che mi portavano -a me che non ricordavo di aver mai fatto prima in via mia- ad asciugarmi, continuamente, col dorso della mano, mentre guidavo, lacrime che stentavo inutilmente di trattenere. Assunsi, via via, altre pillole di roipnol col deliberato proposito di andarmi a sfracellare in una delle tante curve e controcurve della vecchia 121. Non so se debbo alla mia naturale, istintiva bravura di guida, anche se in condizioni di più che evidente “sballo”, o alla cosi detta avversità della mia stella, se arrivai incolume, mio malgrado, a Regalbuto. Fin’oggi, ora sono quasi due anni dal mio decesso, ho portato vivo e cocente nella mente e nel cuore l’emozionante e struggente memoria di quel mio grande, indelebile amore, specie per i motivi, i gesti, i significati che quel grande sentimento rappresentava.


                                                                                                 Caro Salvo,

Ho riassunto con parole mie quelli che furono, prima, per quasi due anni, i tuoi pensieri, i rapporti, l’amore struggente e i motivi di gioia condivisi con Nannarella; momenti seguiti da parecchi decenni di grande amarezza e sconforto; anche se hai dimostrato, perché ti sei impegnato. in tutti questi anni, un normale comportamento, sia come marito che come padre. Spero di averlo fatto, questo racconto, riferendomi e riferendo -con la massima sincerità- quanto io ebbi modo di constatare o che tu stesso -in ciò spinto dalla fraterna amicizia che ci legava- mi raccontavi. A parte i limiti che ci possono essere, nell’esposizione di quanto raccontato, dovuti al fatto che io non sono un letterato, spero di averlo fatto con la massima, sincera obiettività. Con la stessa sincerità vorrei aggiungere una mia personale considerazione: se la tua vita l’avessi vissuta a partire da qualche decennio fa -considerati i comportamenti e, soprattutto, le idee delle nuove generazioni, che per quanto riguarda formalità nei rapporti fra i due sessi e fra i coniugi, niente hanno a che fare col passato- probabilmente saresti ancora insieme con la tua Nannarella -oppure no?- e anche la vita di tua moglie avrebbe potuto avere uno svolgimento diverso, magari più felice ed appagante. Concludo augurandomi -a prescindere dalle personali, soggettive considerazioni di chi legge questo racconto-che da esso possa scaturire un, sia pure piccolo, motivo di riflessione e, -perché no?- qualche stimolo che porti il lettore ad evitare “certi” errori di vita e di comportamenti.
                                                                                                 Salvatore Bova


P.S. - Mi resta da aggiungere i miei ringraziamenti a Maria Rosa e Maria Spitalieri, per essersi prestate nell’ approntare  -con una certa maestria,  a  me completamente estranea- la foto-riquadro posta in apertura (o in coda) del presente racconto.
A proposito di “Il dolce-amaro racconto di carnevale di 50 fa a Regalbuto”.
BUONA PARTE, PENSO, DI GIUDIZI E COMMENTI SU FACEBOOK, considerato che alcuni -non  so quanti- sono stati erroneamente cancellati.

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Angela Plumari DOLCE COME I BACI , AMARO COME I ROIPNOL E ALCOOL. FA RIFLETTERE....BELLO.
Maria Rosa verissimoooo una storia bellissima ,quello che non concepisco è il volersi togliere la vita, l'amore è bello perchè è un sentimento irrazionale, pazzia ,il ritornar fanciulli, e possedere gioielli pur avendo le tasche vuote , è uno di quei bivi che incontri "ricordi le due strade, bene una è nuova liscia,l'altra e vecchia rotta" ,noi per indole scegliamo proprio quella mal ridotta "chissa perchè" ma sempre noi possiamo ritornare sulla retta via senza necessariamente toglierci la vita. io non ho detto nulla comunque
Angela Plumari Verissimo Maria Rosa , e poteva starci anche un lieto fine , con delle verità rivelate e accettate, senza strazi...ma la vita è così complicata a volte, ma anche passionale.
Maria Rosa verooooo Angela Plumari .
ANGELA LEONE - e bravo signor Salvatore , un forte abbraccio per lei e la sua signora.
LUISA INTRAGUGLIELMO - Coinvolgente....!!
MARIA ROSA - devo dire salvatore che ho letto questa storia ed è molto bella,ma voglio esprimere un giudizio in particolare alla parola che tu usi alla fine"errore" tu parli degli anni ,in cui l'amore era unico e solo,dove la libertà d'amare non era certo come quella che ci si propone adesso, dove incontri una persona che credi sia la tua metà e ci credi veramente e invece alla fine ti ritrovi una perfetta estranea/o ,dove il divorzio non era consentito .io ho sempre visto la vita come una strada,alla nascita la nostra strada è ancora da precisare quindi ci troviamo davanti ,una strada pulita liscia ancora da percorrere,pian piano i nostri genitori ci danno la direzione ,quindi la nostra strada comincia ad avere una linea dritta,e cerchiamo nel migliore dei modi di non perdere la direzione che ci è stata data,ad un certo punto la mano dei nostri genitori ci lascia e ci troviamo a dover percorrere la strada da soli,guardando bene di non sbagliare ,con il passare del tempo troviamo la persona con cui passeremo " non per tutti è così" il resto della nostra vita e ritroviamo una persona che ci prende per mano e ci accompagna restando certo nella direzione "giusta" ma capita che per una cosa o per l'altra la persona che abbiamo scelto ci lascia la mano ed in quel preciso momento ci troviamo la strada interrotta da un bivio uno è tortuoso e pieno di buchi l'altro pulito liscio nuovo "quale scegliere?" quale ci porta sulla direzione che ci siamo prefissati ? sbagliare strada è facile, i cambiamenti ti portano a prendere la strada sbagliata, A volte caro salvatore è proprio quel bivio che ci frega ,quella mano che ci ha lasciato o per sempre "divorzio" "colpa di tutti e 2 mai di una persona sola ,se di colpa si puo parlare" " o solo per distrazione , quando ti senti deluso dalla vita e la persona che hai accanto non ti da piu le attenzioni che meriti" ma questo non vuol dire certo che sia stato un errore,è un percorso che sia sbagliato o meno è un attimo di vita , quello che mi rabbrividisce e il fatto che la persona di cui tu parli abbia pensato di togliersi la vita e non di continuare la via che ha scelto, la vita, l'amore sono delle scelte e se fatte con il cuore anche se la strada che hai intrapreso non è nuova, liscia ma ruvida, tortuosa, in salita questo non da diritto a nessuno di togliersi la vita ma battersi per cio che si ritiene giusto perche "errore" o no bisogna combattere per ottenere la strada giusta. scusa questa volta mi sono dilungata io ma..... a questo punto non so se sono riuscita a spiegare il mio concetto ,non sono certo un'intellettuale la mia cultura si ferma alla terza media quindi scusa gli errori,e il testo confusionario ahaha ciao salvatore e grazie di avermi fatto partecipe di questa bellissima storia.
MARIA SPITALIERI - Dopo aver letto questa storia non è facile commentare........Salvatore. innanzitutto i miei complimenti x come ti sei espresso e sai perché ...perché ci hai messo il cuore.....Questa non è una semplice storia di due amanti...qui e' chiaro che c'era un grande sentimento d'amore e di passione.....che solo chi l'ha vissuto può capire.....non tutte le storie d'amore sono uguali,io ne sono convinta x vissuto personale. Vi sono alcune volte che si devono prendere decisioni drastiche e si deve agire solo con la testa e a parer mio sono le più difficili e dolorose ,perché e' ovvio che rimane il dubbio del se......Io personalmente posso dire x quanto riguarda il discorso di Mariarosa sul divorzio che anche se si sceglie questa opzione non è una decisione facile,ci vuole tanto,ma tanto coraggio e forza ......Vorrei citare una frase ( che non è farina del mio sacco) un'amica disse al mio ex marito: la famiglia e' come un carro trainato da due cavalli ( marito e moglie) se galoppa uno solo,l'altroprosegue da solo o andare fuori strada. Ebbene io scelsi di andare avanti da sola perché' la mia situazione lo imponeva, ma capisco pure che ci sono casi in cui ci vuole piùcoraggio a rinunciare a un sentimento forte e continuare a vivere la routine di una vita quotidiana......anche se dura ....rimanendo con un'amarezza……
MELINA LO FARO - ...Che dire...un racconto emozionante. ..non trovo le parole adatte x poter commentare questa storia! Faccio anch'io i complimenti x come hai saputo farci vivere questa grande storia d'amore.
Rosa Gravagna buona sera Salvatore!!! un bel racconto ,aspettavo un finale a lieto fine,,peccato,dopo aver detto tutto alla moglie arrendersi !!!!!
Caterina Bova Ciao papà, ho letto il tuo racconto, non ti nascondo che mi ha lasciato tanta tristezza.
Condivido il fatto che erano altri tempi, ma il tuo personaggio credo che abbia desistito per paura delle conseguenze per Nannarella non per la famiglia. Penso anche che il modo di agire del tuo personaggio visto la differenza di età abbia influenzato sulle scelte e le decisioni dei figli.
Salvatore Bova Potrebbe anche essere, ma questo non cambia la sostanza delle cose. Trattandosi di un romanzo, non puoi "metterti" "e sentirti" nei panni dei vari personaggi; mi sembra ovvio.
Caterina Bova Era solo una riflessione
ROSETTA C (?) - buona sera !!! il mio commento è ripetitivo,,,non doveva mollare ,,se era veramente amore,,,che poi a soffrire sono sempre le donne,,,non solo che perdono la dignità,,anche mollate con un ciao,,senza dare spiegazioni!
Salvatore Bova - A Maria Rosa, Maria Spitalieri e a Melina Lo Faro - Mi consentite di copiare sulla mia pagina di diario questi vostri commenti? Le mie risposte -se me lo consentite- seguiranno OK? - MARIA ROSA - per me va benissimo salvatore, prendi pure il commento. - MARIA SPITALIERI - Certo Salvatore. - MELINA LO FARO - Anche x me va benissimo. - MELINA LO FARO - Auguri x la signora Bova. - MARIA SPITALIERI -  Che tutto possa andare x il meglio! - MARIA ROSA -  faccio anche io tanti auguri a tua moglie salvatore e vedrai che tutto andra per il meglio a presto. - SALVATORE BOVA - Grazie a tutte e tre, care amiche, anche da parte di mia moglie. -ANGELA PLUMARI - Tanti auguri, e che tutto si risolvi bene.Buona serata. SALVATORE BOVA - Naturalmente al grazie associo anche l'amica Angela Plumari.
                                                                                                               7 febbraio 2015
Mi scusino quelli che, per il giudizio o il commento espressi, non vengono citati. Come detto prima, qualcosa -non so effettivamente se e quanto- in fase di accorpamento venne cancellato. Maria Rosa -sempre disponibilissima e brava- mi ha dato una mano, ma non tutto, evidentemente, è stato possibile recuperare.

                                                                        *****

Chiedo scusa se soltanto ora, 10 febbraio -sia pure sinteticamente, considerati i numerosi impegni familiari che da un po’ di tempo mi fanno carico- esprimo un mio giudizio sulle opinioni espresse, alcune delle quali, invece, meriterebbero un più approfondito e specifico riscontro da parte mia.
      Comincio intanto col precisare il perché una quindicina di giorni fa ho deciso di dare vita, servendomi di Facebook - cosa peraltro innaturale, al racconto che poi, definitivamente, porterà il titolo “Il dolce-amaro racconto d’amore di un carnevale di cinquant’anni fa”. E’ stata una prova a cui mi sottoponevo che, come pensavo e intimamente speravo, se si fosse risolta positivamente, avrebbe dato conferma, a me stesso tanto per cominciare, e a chiunque altro avesse voluto considerare il fatto in se, che non solo i benestanti e  quelli che, magari con sacrifici propri e delle relative famiglie, hanno avuto la possibilità -non voglio dire la fortuna- di studiare ed emanciparsi sul piano culturale, possono fare “certe cose”, che solo loro sono, o possono essere, i depositari del sapere in genere. Se si tiene conto che il mio titolo di studio è modestissimo: licenza di avviamento professionale, appare evidente che la pochezza iniziale della mia preparazione culturale è stata, col passare del tempo, sia pure parzialmente e solo sotto certi aspetti, colmata. Ma è a 90 anni compiuti che dovevo dimostrare questo? E mi chiedo, e chiedo a chiunque legge: è giusto che lo Stato, ma è più esatto dire chi ci ha governato e ci governa, specie in tre campi essenziali nella vita e della vita: istruzione, lavoro e sanità: non metta tutti i suoi sudditi nelle stesse condizioni? Nelle stesse condizioni -ma anche lì ci sono raccomandati e benestanti!- lo siamo se scoppia una guerra, ci mettono un fucile in mano…..e vai a difendere la Patria!…..e, per essa,  all’occorrenza fatti ammazzare!
                                            E ORA NEL MERITO DEL RACCONTO:
Chiaro che, volendo proporre un “racconto“, dovevo pur parlare di qualcosa o di qualcuno; e tanto più ciò che andavo a raccontare “avvinceva”, sia in positivo che in negativo, o poteva essere riferibile a qualcuno, più evidente sarebbe stata la conferma che la prova -per quanto mi riguarda- mi era riuscita. Io ritengo sia riuscita, chi mi legge cosa ne pensa?
MA PER QUANTO RIGUARDA IL GIUDIZIO SULLE DIVERSE, POSSIBILI considerazioni espresse dagli intervenuti, cosa dire? Io ribadisco sinteticamente il mio: Ritengo che a tutti noi -maschi o femmine, giovani o vecchi- non dispiaccia sapere di essere oggetto di simpatia, attrazione, desiderio; chi fa spallucce a questo mio giudizio, a mio parere è un ipocrita. Altra cosa è l’amore: è un fatto soggettivo, un fatto, cioè, che interessa -se l’interessa- la singola persona; è un fatto superlativamente bello se condiviso, non ha senso, anzi diventa un tormento per una delle due parti, se non lo è. Infine, l’AMORE, CHE NON HA STRUMENTI PER ESSERE MISURATO, non corrisposto -o comunque represso, come nel caso del protagonista del mio racconto- può, specie in persone particolarmente sensibili, provocare reazioni che ad altre persone possono apparire assurde e ingiustificate. Se così non fosse, che spiegazione dare ai gesti di coloro -e ce ne sono sempre stati- che -per delusione in amore- si lanciano nel vuoto da considerevoli altezze o che, anche, si buttano sotto un treno?
COMUNQUE, IL RIEPILOGO DI TUTTO: racconto, giudizi,commenti, ecc., lo potete trovare sul Blog “REGALBUTO. Il Blog di Salvatore Bova” o su quello che, eventualmente, lo sostituisce.





Continua.........